di Luigi Dadina e Laura Gambi
in scena: Luigi Dadina e Michela Marangoni
scene e luci: Pietro Fenati e Elvira Mascanzoni
suoni: Alessandro Renda
direzione tecnica: Enrico Isola
datore luci e suoni: Dennis Masotti
realizzazione scene: Fabio Ceroni e Danilo Maniscalco
realizzazione costumi: Lubiana Zaffi
organizzazione e promozione: Marcella Nonni, Silvia Pagliano e Francesca Venturi
progetto grafico e immagine: Barbara Fusconi
fotografie: Davide Baldrati
consulenza e ricerca storica Massimo Ortalli Archivio storico della FAI e Cristina Valenti Università di Bologna
regia: Luigi Dadina
produzione: Ravenna Teatro
a partire da “Amore e anarchia” di Claudia Bassi Angelini
Conversazione di Michele Pascarella con Laura Gambi e Luigi Dadina
E in questo tran-tran, in questa noia organizzata, lo scossone
degli anarchici. Passavano, cantando. (…) Quanti? Pochi. Trenta,
quaranta. Ma l’ardimento li moltiplicava; e moltiplicava lo sventolio
delle bandiere. La decisione del passo poi sbalordiva. E nel loro
canto una malinconia gagliarda. (…) impeto e struggimento
insieme. Scaturiva una bruma antica; e avvampava.
Gianna Manzini
Fai pure come ti pare, anarchico, ma non la scampi. (...)
sei un uomo che cavalca paradossi evangelici;
sei un "puro di cuore": e chi ti salverà dal paradiso?
Francesco Fuschini
Maria Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi: nati entrambi nel centro storico di Ravenna, lui il 30 agosto del 1849, lei nella notte del 21 giugno del 1852; Da quasi cent'anni abitano, non visti, nella scuola di S. Bartolo, vicino a Ravenna. Nella loro infanzia e adolescenza la città, ma l'Italia intera, è attraversata da sconvolgimenti politici e umani: le imprese garibaldine, l'ideale repubblicano, la caduta del governo dei papi, l'unità d'Italia, l'internazionalismo anarchico e socialista sono solo alcuni degli elementi che segnano la crescita dei due ravennati. Minguzzi Luisa è sarta. “...silenziosa, attenta, bravissima, con tutti quelli spilli tenuti fra le labbra e via via tolti per segnare i difetti, per stringere, per attillare, ... pronta a ubbedire, o meglio a rispettare il proprio lavoro di artigiana ineccepibile”, così la immagina Gianna Manzini nel romanzo dedicato al padre anarchico. Pezzi Francesco, intelligente, sguardo mite con una luce di collera, di modi gentili e di briosa vivacità, conseguito il diploma di ragioniere viene assunto alla Cassa di Risparmio di Ravenna. Giovanissimi si incontrano, si innamorano e si infiammano, senza possibilità di ripensamento, per l'idea dell'anarchia, che guiderà le scelte e i pensieri di tutta la loro vita successiva fino alla morte. Tra militanza, fughe, confino e carcere, sono la coppia che accoglie gli amici anarchici, nelle case sempre aperte di Firenze, Lugano, Napoli, Buenos Aires, Londra. Primi fra tutti Andrea Costa, Anna Kuliscioff ed Enrico Malatesta, che fu anche il terzo nella loro relazione per qualche anno. Moriranno a Firenze, lei nel 1911, cieca e piegata nella salute dopo il confino a Orbetello, lui suicida nel 1917, in un boschetto alle Cascine. In un biglietto scrive il disgusto “fino alla nausea di questo impasto di fango che si chiama mondo e della vigliaccheria degli uomini che lo subiscono”. La Minguzzi, autrice del Manifesto a tutte le operaie d'Italia, sarà inarrestabile promotrice dell'idea anarchica tra le donne, oratrice in pubblico e nei comizi.
“Compagne, unitevi a noi.
La società del presente ci ha detto:
o soffri la fame, o venditi.
La società dell'avvenire ci dirà:
vivi, lavora, ed ama.”
La limpida anarchica e l’infaticabile organizzatore sono ancora assieme oggi, sempre, giorno dopo giorno, continuano a vivere nella scuola di San Bartolo. Il mondo è filtrato dalle voci dei bambini che la mattina occupano i banchi e i corridoi. Ogni notte sono soli, e senza requie continuano a ripercorrere le vicende di allora e quelle di oggi, in un dialogo mai interrotto in vita, ma ancora ardente, ancora in cerca di risposte. Continuano a parlare, a discutere, del sindacato dei panettieri di Buenos Aires e delle pagine arringanti de “El Obrero Panadero”, delle tetillas de monja, di libero amore, di libertà, di giustizia, del sacrificio per l’ideale, delle paludi dell’Orbetello, a decifrare i discorsi dei bambini, i suoni del paese e della strada, che da cent’anni accompagnano le loro giornate.
Luigi Dadina e Laura Gambi