Spettacolo

Odiséa

Lettura selvatica [2009]

Odisséa Albe Prove 16

L'OPERA

L’idea di lavorare su l’Odiséa di Tonino Guerra è nata dall’esigenza di uno scavo quotidiano nella poesia e dalla voglia, in me, di affinare l’uso del dialetto come “lingua di scena”. Il dialetto come lingua incarnata, un pozzo da cui attingere visioni e immaginario, un contatto con i fantasmi dei nostri antenati. Il Teatro delle Albe, la compagnia di cui faccio parte da ormai dieci anni, ha da sempre lavorato su tutto questo, ne ha fatto uno dei cardini irrinunciabili della sua poetica, con esiti altissimi.
Dopo anni di apprendistato, dopo aver per anni abitato la gabbia dell’Alcina come cane-cavaliere, attento alle mille variazioni che di quella lingua faceva Ermanna Montanari, l’intenzione è quindi quella di avviare un esercizio personale, nel senso etimologico di un percorso che nella ripetizione assidua trovi il suo modo di maturare e approfondirsi. L’idea si era già concretizzata un anno fa con un reading di poesie di Raffaello Baldini, unico e felice esito a Seneghe, in Sardegna, durante il festival “Il settembre dei poeti”. Marco Martinelli mi ha proposto poi di lavorare insieme in quella direzione, per una serata all’interno del “Nobodaddy”. Dapprima si pensava a una antologia di poeti dialettali romagnoli, durante il lavoro però la nostra attenzione si è focalizzata su un unico testo, la riscrittura da parte di Guerra dell’Odissea, mito fondante della cultura occidentale.
Abbiamo mantenuto le caratteristiche di una lettura, la convenzione che si stipula con lo spettatore è chiara: c’è un leggio, e l’attore legge facendosi voce narrante, impersonando di volta in volta la voce del narratore, del protagonista e di tutti i personaggi che Ulisse incontra lungo il viaggio.
Un’unica luce proveniente dal leggio, unico elemento scenico, e alcuni interventi musicali tratti dalle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, interpretate dalla fisarmonica di Stefan Hussong.
Per quanto riguarda il dialetto, non potendo utilizzare il santarcangiolese di Guerra, abbiamo compiuto un doppio-triplo salto mortale. Abbiamo chiesto a Giuseppe Bellosi, poeta raffinato e importante studioso delle tradizioni di Romagna, la sua versione in fusignanese, a cui poi abbiamo apportato alcune piccole modifiche per adattarlo al dialetto di Castiglione di Ravenna, mio paese di origine.
Gli armeni chiamano la loro lingua, “la tutta splendida”: e questo vale per tutti i narratori di storie del mondo.

Roberto Magnani
Ravenna, giugno 2009

crediti

di Tonino Guerra

traduzione Giuseppe Bellosi

con Roberto Magnani

cura Marco Martinelli

tecnico suono e luci Luca Fagioli

produzione Teatro delle Albe-Ravenna Teatro

Prima nazionale: Ravenna, Teatro Rasi, 9 giugno 2009

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Finalment i grich, pi d' cuntinteza, i partes cun e' vent ch'e' gonfia al vél. Ulisse l'à la su bêrca e i su suldé, e una voia mata d'turnê a Itaca, in do che Penelope, ch'l'éra su moi, l'à d'atóran da dis èn un sfracas d'filaren ch'i s'la vô spusê.
Odisséa Albe 47

Galleria

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Servizio di Nicola Strocchi

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