l'opera
Alle Albe piace peregrinare. E seminare. Dopo tanti “arrevuoti” e “capusutte” in giro per il sud dell’Italia, da Scampia a Mazara del Vallo a Lamezia Terme, la proposta della Fondazione di Venezia di una non-scuola nel nord-est ci ha subito catturati. Forse per l’eco antica che lega due città d’acqua come Venezia e Ravenna. Forse perché certi adolescenti del nord mi commuovono particolarmente, con quel loro trincerarsi nel silenzio, nello sguardo duro e fragile, nella muraglia difensiva che erigono tra sé e gli altri. E poi certamente perché, come Albe, non possiamo che continuare ad alternare le nostre produzioni, le nostre “monadi”, con il confronto “corale” che ci permette la non-scuola, radicata da vent’anni a Ravenna e peregrinante in questo inizio di millennio. Gli adolescenti sono per la non-scuola i “molti”, la possibilità di spezzare la condanna dell’isolamento. I molti sono una particolare forma di ebbrezza. I molti sono una libertà raramente concessa al teatro contemporaneo. I molti sono l’anarchia possibile, imprevista, la sorpresa che rompe il disegno registico. I molti restituiscono senso alla regia, sanno come metterla in riga, la regia, che altro non è che lasciar spazio all’inatteso. I molti sono il plotone che gioioso si sottomette a se stesso, felicità dell’essere coro, non solo riuniti con l’altro, ma addirittura uno con esso. I molti cantano e danzano, pestano e strepitano, schiamazzo di ranocchi mascherati. I molti definiscono un cerchio dove lo schiavo diventa libero, dove s’infrangono le rigide, ostili delimitazioni che la necessità, l’arbitrio e la moda sfacciata hanno stabilite tra i viventi.
I molti sono qui a Venezia la bellezza del Majakovskij di Mistero buffo, una favola sul diluvio che sommerge l’umanità e sulla necessità di trovare vie di uscita alla catastrofe: vivono tra la terraferma e il centro storico, i “nuovi italiani” venuti dalla Moldavia e dal Marocco e da tanti altri paesi, e giocano qui insieme ai veneziani doc. Sanno che il diluvio è già arrivato e preparano le loro barche per salvarsi, scialuppe leggere e poetiche, disciplinate e scatenate allo stesso tempo, armate di umorismo e allegria, capaci di affrontare a viso aperto il futuro che ci attende.
Marco Martinelli
crediti
direzione Marco Martinelli
guide Roberto Magnani, Laura Redaelli
luci e fonica David Casagrande, Giovanni Milanese, Fagio
documentazione video Alessandro Renda, Francesco Tedde
foto di scena Marco Zanin
coordinamento Cristina Palumbo
organizzazione Nicola Angelillis, Valentina Bortoli, Stefania Lora
ufficio stampa Rosalba Ruggeri, Filomena Spolaor
produzione Euterpe Venezia, Fondazione Venezia
in collaborazione con Liceo Classico Marco Polo Venezia, Istituti Edison-Volta-Luzzatti-Gramsci Mestre, Municipalità Chirignago - Zelarino - Servizio Sociale, Questa Nave Teatro Aurora Marghera
coro di adolescenti George Aghimien; Cosmina Andrici; Fosca Bellon; Margherita Bernardi; Jennifer Bernardini; Jiko Bhuiyan; Filippo Boscolo; Sofia Busato; Marta Busetto; Sebastiano Cognolato; Lorenzo Croce; Zeno Dal Carlo; Emma De Felice; Debora De Souza; Beatrice Delli Guanti; Irene Di Buono; Asia Donadel; Vajit Durak; Ayoub El Hari; Maria Elisabetta Fabris; Davide Falcomaro; Emilio Ferruzzi; Gianluca Girotto; Damiano Grosoli; Giovanna Guadagnin; Matilde Guerra; Dan Iachimovschi; Lilia Longo; Chiara Milan; Bajram Murati; Gregorio Pandolfo; Andrei Pasecinic; Violetta Perini; Erika Quintavalle; Alin Rosca; Alice Salvato; Nicolò Schiavon; Kevin Saitovski; Nina Semenzato; Eleonora Stevanato; Giorgio Torsello; Ida Maria Tuia Fornasiero; Anna Vlasenco; Andrea Vianello; Giacomo Vianello; Snizhana Zhurenko e Elisa Arcudi; Chiara Aronne; Marius Banita; Martina Cesco; Leonardo Da Villa; Adil El Amber; Michele Femio; Alvise Lazzaro; Manuel Milioli; Albulena Samadraxha; Filippo Semenzato; Maddalena Simion; Marco Simionato
Prima nazionale Teatro Aurora, Marghera