L'opera
fedeli d’Amore è un testo 'attorno' a Dante Alighieri e al nostro presente. A parlarci, nei singoli quadri, sono voci diverse: la nebbia di un’alba del 1321, il demone della fossa dove sono puniti i mercanti di morte, l’asino che ha trasportato il poeta nel suo ultimo viaggio, il diavoletto del 'rabbuffo' che scatena le risse attorno al denaro, l’Italia che scalcia se stessa, Antonia figlia dell’Alighieri, e 'una fine che non è una fine'.
Queste voci ci parlano del profugo, del poeta fiorentino condannato all’esilio e al rogo dalla sua città natale: dopo vent’anni di peregrinazioni, ora è sul letto di morte, a Ravenna, la città che lo ha accolto e onorato, in preda a una squassante febbre malarica.
La nebbia per prima si infila nelle fessure delle finestre e entra in quella cameretta, e ce lo descrive sulla soglia del passaggio estremo, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
Quelle voci sono sospese tra il Trecento e il nostro presente, e la scrittura di Martinelli accetta la sfida dantesca di tenere insieme 'realtà' politica e metafisica, cronaca e spiritualità. Amore è evocato come stella polare dei 'fedeli d’Amore', così Dante chiama più volte gli amici poeti nella Vita nova: Amore è la forza che libera l’umanità dalla violenza, che ci salva da quella 'aiuola che ci fa tanto feroci'.
Dopo gli affreschi epici degli anni immediatamente precedenti, fedeli d’ Amore mostra un andamento lirico a salti, dal romagnolo percussivo dell’asino al soffio delicato della nebbia, dal rap del 'rabbuffo' fino all’invettiva furiosa, martellante, de 'l’Italia che scalcia se stessa', che, partendo dal verso 'Ahi, serva Italia, di dolore ostello' del VI canto del Purgatorio, riprende il tono delle frementi denunce già presenti in Pantani e Va pensiero.
Poemetto per la scena, fedeli d’Amore è stato scritto per la voce di Ermanna Montanari, capace di articolarsi nelle diverse figure che compongono questa partitura onirica, innalzandosi ai vertici e scendendo negli abissi della nostra anima.
Crediti
di Marco Martinelli
ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
tromba Simone Marzocchi
regia del suono Marco Olivieri
spazio e costumi Ermanna Montanari e Anusc Castiglioni
ombre Anusc Castiglioni
disegno luci Enrico Isola
tecnico luci Luca Pagliano
tecnico video Fagio
tecnico ombre Alessandro Pippo Bonoli
setar persiano in audio Darioush Madani
realizzazione musiche Edisonstudio Roma
consulenza musicale Francesco Altilio, Giulio Cintoni, Cristian Maddalena, Mirjana Nardelli, Fabrizio Nastari, Giovanni Tancredi, Andrea Veneri
consulenza iconografica Alessandro Volpe
sartoria Laura Graziani Alta Moda
grafica e serigrafia su tessuto La Stamperia laboratorio artistico di Andrea Mosconi
elementi di scena realizzati dalla squadra tecnica del Teatro delle Albe Alessandro Pippo Bonoli, Fabio Ceroni, Fagio, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Dennis Masotti, Luca Pagliano
organizzazione e promozione Silvia Pagliano, Francesca Venturi
ufficio stampa Rosalba Ruggeri
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia 2018 (progetto cofinanaziato da POC Campania 2014-2020) e Teatro Alighieri di Ravenna
Prima nazionale: Napoli, Napoli Teatro Festival Italia, 15 giugno 2018
Prega? Lo dice il suo Credo? Lo vede l’Eterno? O dubita e si macera come un cervo ferito? O per un attimo, un attimo solo è preso da spavento e non vede che Buio. Il Buio della fine?