L'opera
Cosa resta dopo la morte?
Quando varchiamo la soglia di un cimitero quali pensieri ci assalgono?
Cosa cerchiamo di vivo tra i morti?
NEPHESH – proteggere l’ombra è una performance che affronta il tema della precarietà della vita.
Ognuno, in base alle proprie credenze, esperienze personali e culturali, percepisce il lutto in modo diverso.
In un mondo contemporaneo in cui si tende sempre più ad allungare la vita, rifiutando l'inevitabilità della morte, si rischia però di abbandonarsi alla paura del dolore e della finitezza delle cose. Il cimitero si mostra allora come lo spazio sicuro in cui accettare e accogliere questa fase dell’esistenza con la dovuta serenità o lucidità. Il cimitero, oltre a essere un luogo di memoria, di preghiera, di riflessione sulla transitorietà della vita umana, rappresenta quell'incontro tra passato e presente, tra vita e morte.
È un varco tra coloro che ci hanno preceduto, noi stessi e coloro che verranno dopo di noi.
Un gruppo di 20 spettatrici e spettatori, in cuffia, viene accompagnato da una drammaturgia sonora in un percorso tra tombe e lapidi, polvere e ombre, iscrizioni e sculture presenti nel cimitero. Non è una visita guidata del cimitero né un podcast sul tema della morte. Si tratta di un tempo di ascolto per riflettere sui legami che uniscono le persone e la memoria, intrecciare riflessioni e racconti di vita e di morte e sul tempo che abbiamo a disposizione. In cammino tra zone monumentali e luoghi più nascosti e segreti si compie un attraversamento che è allo stesso tempo collettivo e introspettivo, e che offre visioni sulla morte provenienti da diverse culture o credenze religiose o da passi letterari e filosofici che hanno esplorato il tema. Nell’ascolto, oltre a paesaggi sonori spazializzati, ci sono voci che introducono a diversificate narrazioni, da una voce guida misteriosa a una più eterea fino a una voce interiore che fa delle proprie esperienze un ponte medianico per ogni ascoltatore.
NEPHESH – proteggere l’ombra si svolge al tramonto, anche durante le consuete aperture del cimitero, senza recare alcun disturbo alle funzioni o frequentazioni, trattandosi di un evento silenzioso.
La camminata è anche un’occasione per interrogarsi sul potere delle fotografie e sulla nostra relazione con oggetti e cose, sull'architettura e le sue evoluzioni, sul profondo legame tra il cimitero e la città, sulla necessità di apprezzare appieno il tempo che abbiamo e le relazioni che coltiviamo, perché se forse possiamo svelare il mistero della morte è proprio attraverso la capacità di integrarla con la vita.
Nephesh è una parola ebraica che a seconda dei contesti in cui si usa può significare “soffio”, “respiro”, "anima", "vita", "essere vivente", "persona", “desiderio”, “gola”.
Crediti
ideazione, regia, drammaturgia Alessandro Renda
dramaturg, assistente alla regia Tahar Lamri
testo Tahar Lamri, Alessandro Renda
voci Gemma Hansson Carbone, Tahar Lamri, Alessandro Renda
design del suono, musiche e montaggio Francesco Tedde
missaggio Cecilia Pellegrini
realizzazione tecnica Antropotopia
organizzazione Serena Cenerelli, Elisabetta Garrone, Chiara Maroncelli, Francesca Venturi
ufficio stampa Federica Ferruzzi
produzione Albe/Ravenna Teatro
patrocinio Comune di Ravenna
in collaborazione con Azimut
ringraziamenti Stefano Di Stefano, Ciro Montanari, Mattia Scarmin, Serena Spadavecchia, Marco Turchetti
Prima nazionale: Ravenna, Cimitero Monumentale, 7 ottobre 2024
Video
Un lutto è un terremoto. Qualsiasi morte è prematura. Sempre e comunque. [...] La morte cambia tutto, capovolge tutto. C'è come un abisso tra l'essere e l'essere stato, tra “prima della morte” e “dopo la morte”.